lunedì 8 marzo 2010

Questione Lupi a San Venanzo

Pecore, agnelli e perfino, un paio di mesi fa, un toro del peso di nove quintali, tutti finiti sotto i denti dei lupi. Da un anno circa, dopo una quindicina di silenzio, i lupi sono tornati a farsi vivi, complici tra l'altro lo spopolamento delle campagne e il cambiamento dell'habitat. Creando paura e danni, soprattutto ai proprietari di ovini, che lamentano problemi e ritardi nei risarcimenti. Spiega Fernando Moriconi, ispettore del corpo forestale dello Stato, comandante della stazione di San Venanzo:
"Il lupo caccia gli animali selvatici, cinghiali, caprioli, daini, ma se non li trova nel suo territorio si avvicina alle abitazioni, si "accontenta" e si ciba di ovini, di quello che trova, perfino di topi."
Anche la caccia al cinghiale, che toglie ai lupi il pasto preferito, acuisce il problema. Ma c'è da dire anche che il motivo per cui uno o più animali d'allevamento, come agnelli e pecore, sbranati fanno notizia è anche un altro. É sempre Moriconi a spiegare:
"Solo 50-40 anni fa qui c'erano tanti pastori con il loro gregge, oltre ai contadini che allevavano pecore e agnelli per l'autoconsumo. Ora il numero di capi allevati è letteralmente crollato, la maggior parte di ovini appartengono a famiglie che desiderano latte di pecora o carne di qualità, insomma la popolazione ovina è calata moltissimo. Quarant'anni fa un paio di pecore sgozzate creavano scompiglio, ma erano due pecore su migliaia allevate nel territorio. Ora sono due pecore su 800 allevate, questa proporzione aumenta lo sgomento."
Temuto dagli allevatori, circondato da leggende che gli conferiscono un alone di inquietante e misteriosa pericolosità, il lupo, il predatore più importante tra quelli che vivono nella penisola, è protetto in molti paesi d'Europa, tra cui l'Italia, da leggi severissime. Ma anche gli ovini sono importantissimi e non solo dal punto di vista economico e per i loro proprietari: nei terreni dove vivono e pascolano la loro presenza è di fondamentale importanza per la conservazione della biodiversità, sia vegetale - per quanto riguarda tutta una serie di erbe selvatiche - che animale - soprattutto per quanto riguarda molte specie d'uccelli. Ma, con buona pace di ambientalisti e anche di allevatori, non è necessaria una lotta all'ultimo sangue tra ovini, vitelle e altri animali da una parte e lupi dall'altra. Dice Duccio Berzi, referente del Centro per lo studio e la documentazione del lupo:
"Prevenzione, in questa parola è la soluzione del problema. Le leggi, è vero, proteggono i lupi; solo poco tempo fa la Regione Piemonte aveva chiesto una deroga, per permettere la caccia ai lupi, che in quel territorio creano problemi e le è stata decisamente negata. Ma è nella prevenzione, una medicina amara perché costa in termini di tempo, di progetti e di lavoro, l'unica risposta al problema lupi che rispetti l'ambiente, quindi anche gli animali d'allevamento possibili prede dei lupi, e il loro habitat. Una soluzione che chiede opere da realizzare e da mantenere, quindi l'intervento di enti pubblici. Si tratta di mettere in atto interventi strutturali e gestionali diversi in base alla situazione ambientale e aziendale in cui ci si trova, un piccolo allevamento di ovini sui monti Sibillini non é come un grande allevamento di bovini in una zona alpina. I progetti di protezione devono basarsi su strumentazioni elettroniche come dissuasori, su recinzioni elettriche, per tenere lontani i lupi, che devono essere ben inseriti nell'ambiente e ben realizzati. Ma per gli ovini anche la scelta del cane adatto e bene addestrato è fondamentale, i pastori maremmani abruzzesi sono ideali, ma anche in questo si deve scegliere l'esemplare che per indole e addestramento vada bene, capace di difendere gli ovini ma non aggressivo con l'uomo. Inoltre chiudere gli animali la notte, seguire certe regole nel pascolo. Un insieme di cose che messe insieme a seconda del caso daranno un progetto sostenibile quanto a riparo dai rischi e sostenibile, in proporzione, quanto a spesa."
Ma intanto per gli allevatori danneggiati s'apre un altro filo di speranza: è la recentissima sentenza (n.80 del 2010) della Corte di Cassazione, che ha condannato, senza sé e senza ma, la Provincia di Pesaro Urbino a risarcire i danni di un incidente stradale provocato da un animale selvatico.

Nessun commento:

Posta un commento