mercoledì 15 giugno 2011

Colombella in fuga ad Orvieto

Nella domenica di Pentecoste la Palombella ha regalato agli orvietani il colpo di scena. Uscendo con forza dal tubo di plexiglass dove era contenuta. E andandosi a posare sul tetto del palazzo di fronte al Duomo. Episodio senza precedenti che continua ad alimentare in città le teorie più fantasiose. Ma anche qualche presa di posizione più estrema di chi ritiene si sia trattato di un tentativo di sabotare la festa.
O, addirittura, di una trovata per rendere più spettacolare una manifestazione antichissima che fatte salve le polemiche degli ultimi anni, sollevate dagli animalisti che vorrebbero la sostituzione della colomba con un simulacro, rischia di perdere il suo appeal. Se piazza Duomo a molti è parsa meno affollata di altre volte, va anche detto che in tanti hanno preferito assistere alla Palombella direttamente da via Maitani. Protagonista ignara di tanto clamore, la colomba scelta quest'anno per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sulle sagome restaurate degli apostoli, non è comunque andata in dono alla coppia di sposi. E, secondo i più, è rimasta a volteggiare sulla piazza per tutto il pomeriggio. Salvo, poi, far perdere le sue tracce anche agli uomini della protezione civile che in un primo momento avrebbero tentato di recuperarla. A Valentino Cortoni e Romina Femminelli in settimana verrà donata dunque un'altra colomba come segno augurale. E nel rispetto della tradizione, dovranno prendersene cura. Archiviato così un fuori programma che sembra essere stato solo un incidente di percorso, causato dall'usura del tubo inserito nella raggiera o alla forza dell'impatto con il cenacolo che ha fatto aprire lo sportellino, l'attenzione è ora sulle parole che monsignor Giovanni Marra ha rivolto in occasione della veglia diocesana di Pentecoste, da lui ripristinata.
"Vedo ricomporsi la nostra comunità. - ha detto l'amministratore apostolico - La vedo rivivere e la partecipazione del clero e della cittadinanza è il segno eloquente di una ristabilita comunione. Tutto questo è opera dello Spirito. Pensando ai tanti incontri pubblici e privati con tutti i sacerdoti nei singoli vicariati e con le aggregazioni laicali nella consulta diocesana e con i singoli responsabili, vedo che la nostra chiesa locale sta prendendo vita"

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