mercoledì 19 novembre 2008

L'esordio di Facciamo l'amore al Teatro Mancinelli

"é uno di quei giorni che ti prende la malinconia"
un verso dalle suggestioni profonde amplificate dalla voce di Mina che presenta senza tanti preamboli, Giorgio Calabrese, autore della scuola genovese, conosciuto per aver firmato successi ineguagliabili e per aver contribuito nel tempo alla diffusione della canzone italiana all'estero.
Proprio a Giorgio Calabrese, Gianluca Guidi ha affidato, da regista, i testi delle canzoni di "Facciamo l'amore", lo spettacolo riletto dal testo di Norman Krasna, che sabato prossimo debutta in prima nazionale al Teatro Mancinelli di Orvieto.
"Seguendo i testi di Calabrese ho accostato tanti generi teatrali: c'è il varietà, la rivista, la commedia musica, la prosa.
Insomma, un cocktail tutto da assaporare."
É la presentazione che Guidi fa della sua messinscena ancora in gestazione.
Lui è arrivato ieri a Orvieto per le prove finali.
C'è la tendenza in atto nel teatro italiano di andare ad attingere a testi italiani e stranieri di cinquant'anni fa.
É un rifugio?
"Forse, sì.
Perché non ci sono testi nuovi altrettanto validi.
Suppongo."
Qualche autore avrebbe molto da ridire?
"Le avanguardie sono interessanti ma spesso faticano a girare nei teatri, c'è ancora tanta diffidenza verso il nuovo."
Come ha tenuto in considerazione un precedente illustre come la pellicola di Cukor con Marilyn Monroe e Yves Montand?
"Ho visto il film molto tardi.
Non lo conoscevo.
E ho trovato interessante l'idea che si svolga in un teatro, che ci sia un miliardario di vecchio stile come protagonista, che si ruoti intorno a un gioco di sdoppiamento dell'identità.
Poi piacevoli i dialoghi, certo è un'opera di cinquant'anni fa!"
e la sua mano registica come è intervenuta?
"Con cambiamenti radicali.
Ma voglio che la gente li veda a teatro, perciò non li svelo."
É comunque visibile a tutti che Lorenza Mario, la protagonista, è mora e non platinata come Marylin?
"Diciamo allora che dal capello di Lorenza in poi abbiamo rinnovato o piuttosto teatralizzato, dato che stiamo parlando di un testo che ha avuto un utilizzo cinematografico e ha saputo puntare sui primi piani della Monroe o sull'espressività di Montand."
Guidi, dunque, nei panni del miliardario.
Ha pensato al sorriso seduttivo di Yves?
"No. Ho fatto tutta la vita ruoli con precedenti illustri, da Jack Lemon in "Promesse promesse" a Robert Redford in "a piedi nudi sul parco", a Matthew Broderick in "The Producer" e in "Suonando la nostra canzone" ho avuto la parte che era di Proietti.
Così con il nostro Jean-Marc Clement, il miliardario, ho fatto quello che ho sempre fatto: sono partito dall'oggi, ovvero loro erano Montand e la Monroe e noi siamo Guidi e Mario.
Suoniamo pure come un duo comico, a mo' di Lillo e Greg."
Orvieto per il debutto nazionale.
Una scelta per rodarsi in provincia?
"No, perché c'è un teatro che è la fine del mondo."
In Umbria farete altre tappe?
"Dopo Torino, torneremo al Lyrick di Assisi il 28 e 29 novembre"

Sabrina Busiri Vici
dal Corriere dell'Umbria Mercoledì 19 Novembre 2008

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